Quest’inverno una zingara mi ha letto le carte. Ha detto che dovevo spicciarmi a registrare un nuovo disco perché la borsa di Shanghai era in subbuglio e nessuno poteva dire quanto tempo sarebbe rimasto.
Le ho detto che forse esagerava, ma mi ha dato un biglietto con un numero di telefono. Era di uno studio di registrazione mobile di nome Mezzaluna. Gli zingari ci fanno i dischi da generazioni.
Lo studio si trova dentro un caravan degli anni settanta che è sempre in un posto diverso. Il numero cambia ogni mese e solo poche persone vi hanno accesso. Mandi un messaggio con il tuo nome e la data di nascita, ti arriva un messaggio che ti rivela dov’è in quel momento. Molto scettico, sono andato a cercarlo. Era parcheggiato nei pressi di un piccolo campo di papaveri della Brianza.
È così che è nato Ogni Mai Più (Vol. 2).
Diventerò Di Destra
Il mio amico Spadolino mi chiese di suonare il basso ad una festa aziendale con una band che faceva cover disco music. Non avevo mai suonato in un’occasione simile e pensai potesse risultare divertente. Immaginai fosse un evento molto esclusivo e per l’occasione mi procurai un abito straordinariamente elegante. Ma arrivato lì scoprii che la festa era di una startup in stile Silicon Valley. Erano tutti in maglietta o camicie da spiaggia di lino, colori sgargianti e pantaloni hippy.
Insomma ero il più appariscente dell’intera serata e tra un brano e l’altro qualcuno dello staff mi prese per il CEO. Mi parlavano con soggezione e mi offrivano cocktail. Pian piano anche gli stagisti della startup iniziarono ad avere il dubbio. Poi anche tutti gli altri; addirittura il vero CEO iniziò a sospettare che io fossi un investitore di maggioranza che non aveva mai visto. Insomma in poche ore divenni il re della festa. Quando ci salutammo dissi loro che si saremmo visti lunedì in azienda.
Tornato a casa la notte stessa scrissi questa canzone.
Va Bene, Mi Arrendo
Mentre giravo l’Italia durante il tour del mio vecchio disco iniziai ad accorgermi di un fatto strano. In mezzo alla gente in prima fila, sulla sinistra, sulla destra o al centro, c’era sempre lo stesso signore con la maglietta della metropolitana di Londra. Se ne stava fisso guardando il palco senza interagire mai né cantare una parola. Solo fissando il palco con un volto da sfinge. Lo notammo tutti. Suonavamo a Macerata e lui c’era. Suonavamo a San Giovanni in Persiceto e lui c’era. Suonavamo ad Aosta e lui c’era.
Ogni volta che cercavamo di intercettarlo a fine serata, ecco che spariva. Una sera, qualche giorno dopo l’ultima data del tour rincasai da una cena e sceso dall’auto notai qualcuno di fronte a casa mia. Lo riconobbi immediatamente. Non gli chiesi niente, lo guardai e basta; prese parola. “Due anni fa hai risposto ad un commento su una pagina Facebook dicendo che (What's the Story) Morning Glory? degli Oasis sarebbe assolutamente superiore a Urban Hymns dei Verve. Voglio spiegarti perché sei totalmente in errore”. Iniziammo a parlare. E parlammo per minuti, poi ore. Salimmo e ascoltammo per intero più volte i due album, analizzandone ogni aspetto stilistico, ognuno fermo nelle proprie idee. All’alba, sorseggiando un Braulio sul balcone mi guardò avvilito mentre il primo sole gli faceva brillare gli occhi: “Va bene, mi arrendo”.
Ogni Mai Più
Mentre ero immerso nelle session del mio nuovo disco, dentro al caravan mobile dei musicisti zingari, ricevetti una lettera. Era di un’associazione piemontese di pugilato dilettantistico; la presidente era rimasta colpita dalla mia scelta di mettere in copertina di Buona Miseria il pugile milanese Sandro Lopopolo. Mi chiedeva dunque se mi sarebbe piaciuto partecipare ad un torneo di box amatoriale per beneficienza. Ci pensai e per fare qualcosa di pazzo dissi di sì. Mi allenai per mesi, guardai tanti incontri di box, lessi libri e aneddoti. Mi ci appassionai e il giorno della sfida ero prontissimo.
Guidai fino a Torino quella domenica ed entrai nella palestra. Erano tutti felici di conoscermi e mi invitarono a sedermi con gli altri di fronte alle postazioni con i visori. “Visori?” risposi. Il torneo di beneficienza c’era davvero, ma erano incontri di videogaming con visori in realtà virtuale. Avevo letto male. Dissimulai la mia inconsapevolezza e partecipai. Arrivai quinto e mi divertii molto. Tornato al mio caravan, forte degli allenamenti degli ultimi mesi, registrai una pazza parte di batteria.
Litania Di Uomini In -us
Dopo un concerto in provincia di Empoli fui avvicinato da un signore ben vestito che parlava una lingua dell’est. Un buffo personaggio traduceva per lui. Era il rappresentante di un’azienda di vestiario fast fashion polacca nello stile di Zara o H&M. Erano alla ricerca di jingle nuovi e innovativi per la loro linea di prodotti e volevano una serie di musiche e canzoni di genere techno underground electro dance. “Chi meglio di te?”. Nessuno del mio staff capiva realmente come fossero giunti a fare questa proposta proprio a me. Non mi piaceva la sovrapproduzione del fast fashion ma decisi di lavorarci e assemblai della musica molto distorta, suburbana, che raccontasse quello che provavo.
Dopo qualche settimana la inviammo. Non giunse nessuna risposta, ce ne dimenticammo e mi tenni il brano per me. Poco tempo dopo il mio management scoprì che c’era stato un enorme misunderstanding. L’azienda non voleva proporre il progetto a Brenneke, bensì al DJ tedesco Paul Kalkbrenner. Ora, non solo esiste un’assonanza nel nome ma Kalkbrenner mi assomiglia in parte anche fisicamente. L’uomo del marketing, del tutto a digiuno di musica, prese una cantonata gigantesca facendo indagini sul web. A quanto ci risulta, fu successivamente licenziato.
Non Fai Ridere Nessuno
Durante uno spettacolo di flamenco in un bar di via Padova interamente frequentato da spagnoli, conoscemmo un comico italo-andaluso. Aveva vissuto tantissime vite, era stato un ladro professionista (perlomeno nel mondo professionale dei ladri), un girovago senza fissa dimora, era un appassionato di sociologia e conosceva a memoria tutto Accattone di Pasolini. Era anche un bravissimo pianista. Da quel giorno iniziò a farsi vedere spesso. Una sera facemmo chiusura in un’osteria, si sedette al piano e disse «Ti suono una canzone che parla di me». Me la suonò tutta ed era molto bella. «Tienila tu, io non so che farmene». Il giorno seguente se ne andò e non si fece più trovare da nessuno.
Saltò poi fuori che non era mai stato né un artista né uno spiantato, lavorava per una delle aziende di Elon Musk e il suo compito era di infiltrarsi nei gruppi di artisti per ricavarne dati per creare le app. Ci rimanemmo tutti male.
Qualche mese dopo mi arrivò una sua mail. Diceva solo «Però la canzone era vera».