Non provare
Martedì pomeriggio ero steso sul letto con 38 di febbre. Con questo caldo somigliava quasi ad un’esperienza lisergica. Starete pensando al covid, ma è una bella storia di intossicazione alimentare da ostriche, una roba che a raccontarla manco ci si crede. Fatto sta che, mentre mi godevo questo pomeriggio psichedelico mi sono imbattuto, a caso, in una biografia online di Charles Bukowski. Non c’è cosa migliore che uno possa fare, se ha le allucinazioni per la febbre, che ripercorrere la vita del buon vecchio Hank.
Mi piace Bukowski, anche se non conosco bene la sua opera, anzi la conosco molto parzialmente. D’altronde ha scritto un sacco di roba, tra poesie e romanzi pseudo realistici sulle sue vere o presunte laide esperienze in alberghetti di infima categoria sparsi in giro per gli USA.
Ad ogni modo mi piace curiosamente proprio perché nella sua opera percepisco enormi divergenze umane con il mio modo di intendere la vita ma ci vedo anche una grande coerenza di fondo che non riesce a non affascinarmi. Non è considerato proprio all’unanimità uno scrittore dai grandi meriti letterari. Anzi c’è chi lo accusa di essere solo un buffone esaltato che si è accaparrato meriti che non ha mai avuto. Forse in parte è pure così, mi sembra di capire che questa cosa del “realismo sporco” sia stata inventata per lui e pochi altri e più che una corrente mi pare un’etichetta di mercato. Ma leggere Bukowski dà effettivamente sempre l’impressione che ci sia proprio lui dentro le parole, quasi fosse lì a scriverle direttamente per il lettore. La sua poesia prende forma in un tempo eternamente presente. Mentre leggi le sue righe, anche le più banali, le leggi nel tempo in cui effettivamente potrebbe avvenire ciò che vi è descritto. Non evocano sensazioni, creano il tempo in cui le sensazioni avvengono.
Con l’infanzia che ha avuto, in povertà estrema, nella profonda ghettizzazione per le sue origini tedesche e soprattutto nell’ossessione e il timore per un padre che lo picchiava tre volte a settimana, Hank poteva giusto diventare o un serial killer o un grande artista. Fortunatamente gli è capitata la seconda cosa. Forse la scrittura era un automatismo per tenere lontani altri tipi di demoni, che comunque lo hanno inseguito tutta la vita, perlopiù sotto forma alcolica, con risultati brillanti.
C’è una frase di Bukowski che potrebbe valere da sola tutta la sua opera (lo dico così a caso non avendola letta tutta), ed è quella riportata anche sulla sua tomba: don’t try. Non provare. Racconta l’intero suo approccio alla vita. Non esiste l’elucubrazione su quello che stai facendo, esiste quello che stai facendo e basta. Non deve esserci un tentativo per niente se l’unico atto possibile è la vita in tempo reale: come si fa a tentare di vivere, qualcosa che per definizione non puoi mai cessare di fare? Esiste solo il presente, nulla di diverso della più profonda pratica buddista, che difatti Hank ha abbracciato in tarda età (pur senza avere propriamente l’indole del buddista).
Non provare: l’esatto opposto di come io ho sempre declinato l’esperienza. Sono sempre partito da «prima si prova, poi si vedrà». E invece è un approccio, per quanto spesso automatico, del tutto innaturale, dato che esiste solo questo momento, solo l’essere. Essere o non essere, diceva un altro tizio.
Tutto questo mi ha fatto pensare a quella scena di Star Wars in cui Yoda dice a Luke: «Fare o non fare: non c’è provare». Lo stesso identico concetto.
Poi mi sono messo a scorrere alcuni immagini di Bukowski. Ed eccola lì.
Una sua foto credo di metà anni ottanta insieme a Linda Lee Beighle, la sua ultima compagna.
È una bella foto. Lei ride, anche lui sembra sorridere, fuma ed è illuminato da una spada di sole negli occhi. Soprattutto, Bukowski sfoggia con orgoglio ed eleganza una maglietta di Star Wars. Sinapsi che si accecano, come il sole negli occhi della fotografia: ecco che tutto torna.
Altro che scrittore, Bukowski era uno Jedi: chi l’avrebbe mai detto?
Questa sequela di riflessioni attorno ad Hank è arrivata davvero nel momento giusto.
Perché nelle prossime settimane io mi dedicherò proprio a questo: a non provare.
Poi vi spiego.