Fiuuuuu ce l’ho fatta. Sono riuscito a tirare fuori un altro Ragnatele in questo pazzo marzo.
È stata dura anche a sto giro. Ultimamente scrivere è una faticaccia e quando lo faccio non riesco mai a cogliere quello che vorrei dire. Forse perché non so quello che vorrei dire.
Inizio dall’immediato futuro: sabato prossimo suono di nuovo! La serata si preannuncia molto interessante, farò questo set chitarra e voce al teatro Binario 7 di Monza e condividerò il palco con Rosita e Khaled Levy, ossia il buon Ramiro dei Selton, che sta portando in giro il fighissimo progetto di cover di Chet Baker. Se ho ben capito sono reinterpretazioni dei pezzi che Baker faceva nel suo periodo da cantante, quando aveva smesso di suonare la tromba perché gli amiconi dei suoi giri di spaccio gli avevano spaccato i denti. Ma lo scoprirò meglio sabato.
Il tutto è nell’ambito di un festival di nome Be Sound. È la prima volta che suono chitarra e voce da…eh da tanto. I primissimi giorni della pandemia avevo fatto uno showcase in diretta web dal Base di Milano per raccogliere fondi per l’Ohibò, visto che già si era capito della mega crisi che avrebbe sommerso tutta la musica italiana. È stata l’ultima volta che ho portato le mie canzoni in quella veste e nemmeno ho un ricordò granché bello di quell’esibizione. A distanza di tre anni esatti, mi riscatterò.
Sto mettendo su un set solitario un po’ acustico e un po’ elettrico con un tocco di incoscienza che non guasta mai. Adoro suonare nei teatri, capita pochissimo. Anzi, fosse per me suonerei solo nei teatri, ora mi ci organizzo.
L’unico problema è che quel giorno sarà primo aprile, quindi io lì al pomeriggio ci vado ma forse è tutto uno scherzo.
Nel caso saltasse fuori che non lo è, i biglietti per l’evento si possono trovare qui.
È uscito Songs Of Surrender degli U2. Si tratta di un disco di reinterpretazioni acustiche, annunciato un po’ a sorpresa l’anno scorso.
Gli ultimi mesi hanno lasciato perplessa la fanbase. Bono e co. hanno in programma una serie di concerti a Las Vegas previsti per fine anno per risuonare e omaggiare tutto Achtung Baby. Ora, per qualsiasi fan degli U2 una celebrazione di Achtung Baby (e del conseguente leggendario ZooTV tour) è una cosa assolutamente sacra, ragion per cui tutti dovrebbero essere felici. E invece no: Larry ha dichiarato che per motivi di salute non ci sarà e suonerà un altro batterista. Non era mai avvenuto. Siamo di fronte in sostanza ad un’eresia, perpetuata dalla band stessa. Accompagnata inoltre da poca, pochissima chiarezza comunicativa. Insomma, secondo me qualcosa non va.
In aggiunta a tutto ciò un po’ di mesi fa sono iniziati ad uscire, appunto, i primi singoli di questo lavoro abbastanza surreale, un album composto da 40 (Quaranta!) canzoni prese da tutti i 47 anni di carriera, reinterpretate in chiave acustica e con nuovi arrangiamenti. I fan erano sul piede di guerra dai primi ascolti dei singoli. Anche io avevo qualche perplessità all’inizio, anche se con buone vibrazioni.
La mia opinione personalissima è che tra picchi e cali sia un lavoro stupendo. Io mi sono fatto proprio un viaggione ad ascoltarlo e curiosamente le cose migliori sono i pezzi minori o quelli più recenti.
Cioè prendi un pezzo del genere, ma di che stiamo parlando?
Questo arrangiamento era già stato diffuso in passato, ma qui come diamine canta?
C’è ovviamente chi sta ne sta dicendo peste e corna: sono tutti dei coglioni.
Mi sono preso anche io il mio pomeriggio per buttare giù due righe su questo album. Mi piacerebbe farle pubblicare da qualche parte, solo che sono arrivato un po’ tardi e non so chi potrà ospitarle.
Ma male che vada ho la newsletter più figa del panorama musicale italiano: quella dell’Internazionale. Se rifiutano pure loro la pubblico qui.
Ho scoperto che l’ultimo sultano dell’impero ottomano, Mehmed VI, morì in povertà a Sanremo nel 1926, dopo l’esilio in seguito all’abolizione del sultanato e la fine dell’impero. Non è assurdo che l’ultimo sovrano di uno dei più opulenti imperi della storia a fine vita non aveva nemmeno i soldi per comprarsi della panissa ad un angolo della strada?
Alla sua morte aveva solo 17 monete d’oro e un sacco di debiti contratti con tutti i commercianti sanremesi locali. Me li vedo questi liguri degli anni venti che diventano MATTI all’idea che il sultano dell’impero ottomano debba loro i soldi della farinata. Per inviare il suo corpo a Damasco per la sepoltura la figlia Sabiha dovette vendere i suoi orecchini per pagare i creditori.
È una storia assurda su una figura particolarmente tragica. Che vantava inoltre una curiosa somiglianza con Marino Bartoletti.
(Oltretutto se osservate l’immagine in alto subito dopo l’introduzione, che è una grafica di Binario 7, noterete che la prima figura a destra è inequivocabilmente Mehmed VI. È una totale casualità di cui mi accorgo solo ora, mentre scrivo. Stranino direi)
Tom Verlaine è morto ormai quasi due mesi fa, ma ci tenevo davvero ad accennarne qualcosa presto o tardi. Conosco i Television dagli anni dell’adolescenza, e avevo comprato Marquee Moon in un negozio di dischi usati a Notting Hill, verso i vent’anni. Ho avuto l’immensa fortuna di vederli dal vivo, era il 2014. Quel concerto mi spaccò il cervello in due, decisi che avrei fatto una band tributo per riportare in giro tutto Marquee Moon. Non l’ho mai fatto, dannazione. Però avevo iniziato a studiarne le parti e gli arrangiamenti, in particolare delle chitarre.
Peraltro in quella immersione mi ero accorto che le canzoni di quel disco sono sì straordinarie grazie a Verlaine ma gran parte del lavoro di chitarre giganteggerebbe meno senza le parti di Richard Lloyd. In alcuni pezzi i suoi contrappunti sono iconici esattamente quanto i riff di Verlaine, tuttavia di solito non viene granché citato.
Riascoltando il disco in queste settimane la cosa che mi ha colpito di più comunque sono le linee di batteria. Veramente fenomenali, ci ho risentito pressapoco quelle dei The National di 30 anni dopo.
E inoltre ho ripensato alle famose parole di Patti Smith su Verlaine, «Il suono della chitarra di Tom è come l'urlo di mille uccelli blu». Ho realizzato solo ora che in Marquee Moon questa cosa avviene letteralmente, al minuto 8.42. Conoscevo bene sia la frase che il pezzo, eppure non avevo mai colto la connessione così diretta.
Aimè devo chiudere con un’altra scomparsa: che tristezza grande la morte di Luca Bergia dei Marlene Kuntz. Per caso poche settimane fa avevo visto la puntata su di loro della serie My Generation di Sky ed era stato bello e interessante. Di Luca sapevo solo che si era staccato dalla musica qualche anno fa per insegnare scienze alle scuole medie. Penso che il miglior modo per omaggiarlo sia ascoltarlo suonare.
Beh ora vado.
Preparo un po’ di cosette per il concerto di sabato.
State bene eh,
Edonneke