Non era male Ragnatele quando era un po’ più a briglie sciolte.
C’è stato un tempo in cui questa newsletter era un laboratorio di pensiero disorganizzato. Poi cosa è successo a questo ragazzo di campagna? Quei momenti sono lontani, in questo pazzo mondo iper strutturato. Qui se non sei avvezzo alla netta e fredda burocrazia sei fuori, altro che il tergiversare da hippy.
È che a volte scrivere è come far scivolare un masso giù da una discesa, a volte è come spingerlo su.
Ma ora sono qui in ferie e posso addirittura permettermi del sano cazzeggio da manuale.
In queste settimane dovrei parlare di talmente tante cose che la sola scelta mi fa incartare. Penso sia utile partire dalla fine: goodbye 2022. Poteva andare peggio dai, è stato un anno con i suoi momenti.
Forse dovrei soffermarmi un attimo su alcuni risultati, perché credo di non averlo fatto abbastanza e dicono che le celebrazioni siano passaggi importanti per l’animo umano.
A ben vedere questo anno è stato decisivo, ma non credo proprio di essermene reso conto. Ho avuto momenti di netta schifezza, ma tendo anche a rimuovere che ho iniziato tutto un bel percorso artistico e concettuale nuovo che è giunto addirittura alla pubblicazione di un disco. Due singoli di questo disco li ho già suonati dal vivo rimettendo brevemente piede su un palco brennekiano dopo anni.
Il 2022 ha sancito il superamento della stasi musicale che avevo abbracciato con il delirio collettivo della pandemia ma alla quale poi avevo fatto un po’ troppo l’abitudine. Non che adesso vada nettamente meglio, ma almeno c’è l’intenzione.
Sono abbastanza soddisfatto di come sta andando l’album.
Come ogni fine dicembre stanno uscendo le classifiche dei migliori dischi dell’anno. Ogni Mai Più (Vol. 1) appare in ben…nessuna classifica. Questo mi ricorda in verità ancora di più lo spirito di questo lavoro, che è essenzialmente un viaggio in divenire con potenzialità da svilupparsi. Insomma, c’è tempo. Non penso che fino ad ora abbiano ascoltato in moltissimi questo disco, ma mi piace pensare che chi l’ha fatto l’ha capito.
Credo che l’anno prossimo, grazie anche ai nuovi capitoli in lavorazione, il disco avrà molte strade da percorrere e curiosamente non penso che questo significhi che mi debba necessariamente imporre di farne parte in modo determinante.
Cioè è un po’ come se Ogni Mai Più sia un’opera in grado di continuare a scriversi, prodursi, camminare da sé. Il fatto che lo faccia tramite me è solo un dettaglio.
Questa sensazione mi aiuta molto. Mi sgrava da quella fastidiosa traccia appiccicosa di richiesta di attenzioni.
Ho fatto un disco su cose che si trovano attorno a me e in qualche modo voglio annullarmi in esso. Non voglio suonare la musica, voglio che sia la musica a suonare me.
Mi sembra quasi un percorso in grado di proseguire al di là della mia presenza. Anzi, nonostante essa. Sì insomma, non percepisco Ogni Mai Più come qualcosa che necessita per forza del suo autore per avere un senso. Sono curioso dell’evoluzione delle sue tematiche e delle sue coordinate senza che per forza queste siano autoriferite o un’emanazione del mio piccolo normale egotismo del cyber millennio.
Quest’anno è finito con un annuncio botto. Alcuni di voi forse l’avranno già occhieggiato: il 25 gennaio Brenneke tornerà dal vivo, per un concerto vero, lungo, reale. Con una nuova band, un nuovo repertorio, un nuovo approccio. Forse un nuovo sound.
Mi sento più o meno come la prima volta. La serata si terrà a Mosso, Milano e in apertura ci sarà Rosita. Una cosa in famiglia, insomma.
Se ogni tanto avete letto Ragnatele forse sapete che ho un rapporto molto altalenante e contraddittorio con il palco. Mentre lavoravo a questo nuovo capitolo e ancora mentre usciva non ho minimamente pensato a imbastire o perlomeno prepararmi ad un live. É un impegno che forse ho volutamente ignorato. Per certi versi oggi la sento come una cosa lontana da me. Quando mi hanno chiesto di suonare questo concerto lì per lì, come sempre, il mio primo impulso è stato di prendere tempo per interrogarmi: aveva senso per me?
Come sempre, l’unico modo per capirlo è…facendolo. Ho lasciato rispondere all’incoscienza e ho accettato.
Ho lasciato che a dominare la decisione fosse il discorso di cui sopra: credo in queste canzoni e in questa musica, credo in questa piccola babilonia di concetti, ragion per cui posso eclissarmi all’interno di esse. La mia missione sarà scomparire in canzoni che non hanno bisogno di me.
Ma la vera e autentica discriminante è stata una: prima di dire sì ho formato una band nuova ed essenziale. All’inizio del prossimo anno ne parlerò bene ma per ora mi basti dire che è un gruppo che mi fa sentire a casa. Non so minimamente se tornare sul palco abbia senso per me, ma so per certo che ce l’ha per noi.
Quando si augura buon anno non credo che si auguri genericamente che le cose vadano bene, o perlomeno non mi piace vederla così.
Penso che si auguri soprattutto di avere dei progetti, degli obbiettivi, delle idee.
Spero che possiate averne. Se non ne avete, arriveranno. Magari ci sono già e non lo sapete.