Ultimamente, mentre i grandi vecchi del rock’n’roll calcano le loro scene in tour che hanno tutta l’aria di essere momenti d’addio, inizio a sentire una strana sensazione di presa in giro generazionale.
Cioè, è evidente che quello che arriva dopo l’epopea del rock non è un proseguo di quella storia, ma è una roba totalmente nuova, diversa, dalla quale oltretutto personalmente mi sento abbastanza escluso.
Mi sono accorto che, da appartenente alla categoria dei ‘millennial’ (qualunque cosa significhi) è abbastanza triste rendermi conto che sto salutando un’epopea che in realtà non è poi così interessata nei miei ossequi. Eccetto pochi, i grandi eroi del rock hanno fatto le loro cose significative ben prima che nascessi io o quelli della mia età, e le hanno fatte rivolti verso la platea di allora.
Noi abbiamo potuto vedere solo le seconde o terze età di quegli artisti. Alcuni di quei periodi erano anche ottimi, solo che ci hanno condotti dritti dritti verso una trappola. Siamo cascati tutti nel grande equivoco che quella storia parlasse anche a noi e soprattutto DI noi.
Erano cazzate. Il rock ha sempre parlato ad un pubblico generazionalmente molto ben connaturato. La mia generazione ha visto solo la coda di quella storia e ha pensato che fosse ancora il collo. Quella saga nasce e muore con quelli che l’hanno fatta e quindi, oggi, sta guardando nelle pupille i sostenitori dei momenti d’oro.
E noi? Noi abbiamo lasciato che le micce immaginifiche della nostra adolescenza venissero accese dagli stessi artisti che potevano anagraficamente averle accese ai nostri genitori. Tranne rari casi abbiamo amato leggende per sentito dire, le cui gesta avevamo letto sui libri.
Il risultato è che chi ha trent’anni e ha formato la sua maturità emotiva su quella storia oggi si sente inevitabilmente vecchio, anche se di fatto non lo è. Abbiamo lasciato che il rock si prendesse cura delle nostre vite, senza accorgerci però che era già alla fine della sua.
Ci sentiamo orfani di qualcosa che non ci hai mai considerati davvero figli, che ce l’ha fatto solo credere.
Orfani di padri altrui. Per quanto mi riguarda è questa la grande truffa del rock'n'roll.
A ispirarmi queste riflessioni è stato soprattutto l’ultimo tour di Bruce Springsteen. Il suo disco di tre anni fa non l’avevo ascoltato e cercando canzoni con la parola Orphan ho trovato questo pezzo.
Torna sempre tutto.
Quest’estate ho scritto alcune cose che ci tengo a condividere.
💫 Dopo la triste scomparsa di Sinéad O’Connor ho raccontato sul Fatto Quotidiano un aneddoto di cui aveva scritto Bill Flanagan nel 1995; non mi risulta sia stato riportato da nessun altro.
🤖 Da alcuni mesi mi occupo di intelligenza artificiale, nell’attesa presumo di diventare io stesso un’intelligenza artificiale. Tra le cose che fino ad ora ho trovato più interessante approfondire c’è l’assurdo mondo degli addestramenti, ditemi voi se non è tutto incredibile.
🎸 Il 19 settembre torno a suonare! Primo concerto post estivo a Milano per una rassegna del teatro Franco Parenti ai Bagni Misteriosi. A breve si possono trovare disponibili i biglietti a questo link.
A presto!
Edo