Immaginate di ricevere questa newsletter più volte al giorno per diversi giorni. Terribile vero? È esattamente quello che succederà agli incauti avventori di Woodoo Fest da domani fino a mercoledì. Mi dispiace per tutti loro ma il progetto Brenwood prevede proprio questo. Uno sbatti. A parte gli scherzi, ovviamente nessun partecipante al festival si ritroverà le mie farneticazioni direttamente nella posta (come voi, temerari). Pubblicherò un paio di pezzi al giorno direttamente sul sito.
Questa cosa è nata nel modo più spontaneo del mondo. Matia mi aveva chiesto già per quella che avrebbe dovuto essere la scorsa edizione (saltata per noti motivi) di inventare un progetto di report personalizzato per Woodoo. Quindi era davvero tanto tempo che circolava nell’aria questo format. L’ho ripensato un po’ nelle ultime settimane ma la sua caratteristica principale è che non ho dato al progetto nessuna impostazione particolare. Evolverà insieme al festival.
Forse qualcuno di voi è stato a Woodoo, forse qualcuno non l’ha nemmeno sentito nominare. Per me è un luogo che rappresenta tante cose. Ci ho suonato tre volte, è uno dei festival più importanti d’Italia ed è solo casualmente “anche” il festival di casa mia. Nel senso che è stato costruito anno dopo anno dalle persone che davvero considero la mia famiglia musicale. Farne parte in un modo che vada oltre il suonare è un grande onore per me.
Ho raccontato brevemente la genesi di questo progetto nella prima puntata di Brenwood, che potete trovare qui. Come si può percepire, c’è qualcosa in comune con quello che ho scritto l’altro giorno a proposito della mia nuova canzone. Questo perché le due storie raccontano della stessa estate e dello stesso senso di smarrimento. Ecco perché aveva senso legare in qualche modo la mia presenza a Woodoo con l’uscita di quella canzone, ecco perché ho voluto associare l’una all’altra cosa. Entrambe le due esperienze non possono prescindere da quella opaca estate del 2018.
Per quanto riguarda il Woodoo di quest’anno, l’invito è nel venire come si vuole, ed essere chi si vuole.
Quando ho letto lo slogan di Woodoo di quest’anno, Vieni Come Vuoi appunto, ho pensato “Beh mi piacerebbe venire in pullman”. Ho meditato se fare questa battuta di fronte alla persona che era con me in quel momento, che peraltro era Matia, ma pareva troppo anche per me. Poi ho capito, riflettendoci, che quella battutaccia era una delle chiavi di lettura dell’invito contenuto in quello slogan. Ecco, il pudore di matrice giudicante che mi si è parato davanti a proteggermi da una indubbia manifestazione di scemenza, pur di fronte ad un amico, è proprio il genere di armatura culturale che in un luogo come Woodoo ci si può permettere di lasciare a casa.
Per chi ci sarà, ci vediamo in questi giorni.
Chi non ci sarà potrà seguirmi dentro il festival, se lo vorrà, direttamente dal sito; qualcosa pubblicherò pure qui.
In fondo è per questo che si scrive: per far vivere qualcosa anche a chi non c’è.